Taravao, lunedì 1 dicembre 2025

Ogni lunedì, da ormai due mesi a questa parte, sul Ferraù e la sua sorte, si abbatte una qualche sventura; ma questo lunedì, primo dicembre, sembra essersi scatenato l'inferno.

La pioggia ha ripreso a cadere  copiosamente dalle prime ore della notte e, non appena siamo arrivati al cantiere, abbiamo ricevuto la visita del direttore Yvan che, inforcando la mountain bike con la quale si sposta agevolmente da una parte all'altra del porto, ci convocava nel suo ufficio, al riparo dalle intemperie. Senza troppi giri di parole, ha chiesto nuovamente a Mario quando intendesse scendere in acqua. Alla notizia che, in assenza della possibilità di risalire sul piazzale nel giro di qualche settimana, il Ferraù sarebbe rimasto dove si trova attualmente, ho intravisto una strana espressione sul suo volto, che collocherei a metà strada tra la delusione e la preoccupazione. Ha chiesto conferma relativamente alla nostra intenzione di lasciare la Polinesia francese per raggiungere le Antille. Per un attimo, deve aver pensato di aver sognato o immaginato questa storia, ma in effetti gli abbiamo confermato che in assenza di tutti i problemi riscontrati in barca al nostro arrivo, e quelli che forse devono ancora manifestarsi, avremmo volentieri intrapreso la traversata verso il Centro America. È molto probabile che avesse garantito il nostro posto a qualcuno che, adesso, dovrà trovare una valida alternativa. 

Così, il nostro progetto di attraversare per la seconda volta il Pacifico è, per usare un eufemismo, definitivamente naufragato.

Rimarremo a Tahiti e continueremo i lavori perché la traversata, in realtà, è solo rimandata.

Arrivata a bordo, particolarmente sconsolata, mi sono rimboccata le maniche e ho voluto controllare la situazione delle sentine che, purtroppo, sono di nuovo piene d'acqua. La caccia ai punti d'ingresso dell'acqua piovana è quindi ufficialmente ricominciata. Se non si tratta degli oblò, l'indizio principale  mi conduce al gavone di prua che non è ancora stato ispezionato con attenzione. Occorrerà attendere un giorno in cui non piova, trovare l'eventuale falla ed intervenire, magari con della vetroresina. Ci aspetta l'ennesimo svuotamento della prua e quindi dobbiamo iniziare a creare dello spazio a poppa, per riporvi vele e cuscinerie. La buona notizia è che da oggi, non c'è più fretta e si può lavorare con la dovuta calma, senza che ogni brutta scoperta, abbia il sapore di una mezza tragedia.

Rientrando a casa, abbiamo visto al telegiornale locale che è franata un'altra parte della montagna in un comune che si trova ad una decina di chilometri da qui.

La scorsa settimana, infatti, in quel punto di Taravao, alle quattro del mattino, dopo cinque giorni di pioggia ininterrotta, una porzione di montagna è franata, trascinando nel fango un'abitazione che, nella sua corsa verso il basso, ha travolto a sua volta un'altra casa. Ci sono state otto vittime, tutte sorprese nel sonno.

Avevo scambiato qualche parola con Victor, a proposito di questa tragedia, e lui mi ha spiegato che la gente è folle, che per sfruttare al meglio il proprio terreno o renderlo più bello, esteticamente parlando, scava e sottrae del terreno alla montagna, la disbosca, causando poi questi disastri, che sono tutt'altro che naturali. 

 

Taravao, martedì 2 dicembre 2025

Questa mattina, ci siamo alzati con calma. Ma poi, approfittando di una finestra di bel tempo, ci siamo recati al cantiere. 

La prima operazione è stata svuotare completamente il gavone di prua che, come sospettavamo, era per un terzo del suo volume pieno d’acqua. Mario ha deciso di eliminare altri pannelli di compensato che erano bagnati, per buona parte sommersi e, in certi punti, scavati dalle nostre termiti. Abbiamo aspirato tutta l’acqua perché la pompa della sentina non è ancora funzionante, dopodiché ho preso un tubo di silicone già aperto e ho tappato tutti i fori presenti in coperta. Ce ne sono diversi perché alcuni pezzi strutturali non sono stati montati e quindi gli alloggi delle viti, utili a fissare questi pezzi alla coperta, risultano vuoti, rappresentando una presa d’acqua. Da un forellino in coperta può entrare moltissima acqua, tutta quella che scivola nella direzione di quel foro su una superficie di alcuni metri quadrati di coperta; è la stessa cosa che succede sui tetti delle case, che convogliano tutta l’acqua che vi scivola sopra nelle grondaie. 

Avevo appena finito di utilizzare il silicone che la pioggia ha ripreso, piuttosto intensa. Rientrati a casa in pausa pranzo, ne ho approfittato per fare una lavatrice. Nel pomeriggio, abbiamo fatto un po’ di shopping; eravamo infatti alla ricerca di alcuni oggetti di bricolage. Arrivati in barca, io mi sono dedicata ad alcune questioni elettriche, mentre Mario ha messo mano alle batterie che, fortunatamente funzionano perfettamente.

Domani, se le sentine rimarranno asciutte, le spazzoleremo nei punti in cui c’è ruggine e poi io le rivestirò di pittura, per proteggerla. Siamo rientrati tardi, era già buio e una tempesta di vento e pioggia era in corso. I panni che avevamo steso nel pomeriggio erano tutti bagnati, abbiamo quindi deciso di posizionarlo all’interno dell’appartamento. Di Andréa e di Victor non vi era traccia e, dal momento che dobbiamo assolutamente parlare con loro a proposito dell’affitto e di un’ennesima proroga, ci siamo detti che lo faremo domani, di persona o per messaggio.

 

Taravao, mercoledì 3 dicembre 2025

Anche questa mattina ci siamo alzati con tutta calma, ieri sera in effetti abbiamo fatto tardi davanti alla televisione. I nostri padroni di casa si erano già volatilizzati e quindi, a colazione, ho pensato di mandare un messaggio ad Andréa per anticiparle la questione. Per fortuna, l’ho fatto di buon’ora perché, poco dopo, mi ha risposto dicendomi che, a partire dal 27 dicembre, purtroppo, l’appartamento sarà occupato da una coppia di loro amici canadesi e dovremo quindi lasciarlo.

Il periodo in questione rischia di porci qualche problema, ma fortunatamente siamo all’inizio del mese e possiamo organizzarci, trovando una valida alternativa.

Ci siamo detti che forse avremmo potuto dedicarci subito alla programmazione delle prossime settimane e così abbiamo individuato alcune strutture alberghiere e siamo partiti per andare a visitarle e negoziare le tariffe. Ne abbiamo visitata una che, però, non ci ha soddisfatto particolarmente e che, oltretutto, non poteva garantirci un’accoglienza per tutto il periodo da noi richiesto. Ne abbiamo viste altre due, ma soltanto da fuori, perché attualmente occupate da turisti. Questo breve tour, ci ha permesso di osservare una parte della costa orientale di Tahiti Iti, particolare, rispetto alla costa ovest, che ci godiamo ogni giorno andando al cantiere. Questo tratto di costa, infatti, non presenta il reef perché posta di fronte ad una passe piuttosto ampia e, per questo, battuta dall’onda oceanica, assumendo le sembianze di una spiaggia come quelle a noi note, ad eccezione del colore nero della sabbia. In questo tratto, vedendo delle auto in sosta sul bordo della strada, ci siamo fermati e, scendendo in spiaggia, abbiamo potuto osservare tre giovani surfisti, intenti a cavalcare le onde.

Siamo arrivati in cantiere a metà giornata, ma siamo riusciti a fare una serie di piccole cose, ognuno per proprio conto. Mario ha spazzolato con il flessibile la sentina, rimasta completamente asciutta, mentre io tappavo con del silicone altri fori di viti presenti sui gavoni di poppa del pozzetto; poi ho dipinto la sentina, mentre Mario, ispezionando la chiglia, ha deciso di tagliare una parte dell’asse sulla quale poggia la barca che si trova proprio a filo della falla. In questo modo, ha creato uno spazio più ampio per intervenire meglio sulla chiglia che, sfortunatamente, sembra non essere ancora a posto; toccando la vetroresina, infatti, sulle nostre dita resta dell’unto di gasolio, ciò che fa presupporre che la falla perda ancora. Nel mentre, ho ripreso il lavoro sugli oblò, applicando del silicone a quello che avevo già pulito nei giorni scorsi. 

 

Taravao, giovedì 4 dicembre 2025

Anche stamattina, ci siamo mossi con estrema calma: ho preso il tempo di fare una telefonata in Francia, ad una carissima amica, ed è stato un vero piacere farlo in giardino, al sole, la cui presenza, ultimamente, è sempre più sporadica.

Siamo arrivati in cantiere alle dieci e mezza, ma ci siamo messi subito al lavoro sfruttando a pieno il resto della mattinata. Io mi sono dedicata al terzo oblò, mentre Mario è rimasto sottocoperta.

Rientrati a casa per pranzo, ci siamo rilassati e ripartiti a metà pomeriggio. Ha ripreso a piovere proprio mentre percorrevamo la strada; ci siamo quindi dedicati nuovamente allo svuotamento del serbatoio di poppa del gasolio. Nei prossimi giorni, infatti, ripeteremo l’intervento con la vetroresina, cercando però di tappare la falla con qualcosa di metallico, che funga da tappo e diventi un tutt’uno con la chiglia per mezzo della colla epossidica. 

 

Taravao, venerdì 5 dicembre 2025

Alla vista del sole, questa mattina, ci siamo preparati rapidamente e siamo arrivati in cantiere entro le nove. Yvan si è presentato sulla sua mountain bike avvisando Mario che avrebbe addebitato tutte le spese legate alla sosta in cantiere e ai lavori di manutenzione sulla sua carta di credito. Ne ho approfittato per anticipargli che lunedì o martedì vorremmo riposizionare il bompresso. Alla mia richiesta, ha reagito stranamente, chiedendoci che senso avesse montare il bompresso per farlo rovinare dal sole e dalle intemperie sul piazzale. Gli ho risposto istintivamente che il bompresso, sul Ferraù, ha un ruolo strutturale di non poco conto, visto che ad esso vengono fissati gli stralli di prua che sostengono l’albero. Le sue considerazioni mi hanno lasciato un po’ perplessa, ma devo dire che in questi mesi, mi sono resa conto che intorno alle barche si aggirano personaggi delle specie più svariate: ci sono coloro che si reputano esperti, ma non lo sono affatto, poi ci sono i veri esperti, questi ultimi, di solito, sono i più taciturni, sanno quel che bisogna fare e lo fanno, senza perdersi in un bicchier d’acqua.

Ci siamo occupati di alcune piccole cose per tutta la mattinata e, poi, verso mezzogiorno e mezzo siamo saliti in macchina, intenzionati ad andare a pranzo in un ristorante di cui ci hanno parlato Andréa e Victor, che si affaccia sul mare. Purtroppo, durante il tragitto ha cominciato a diluviare e il nostro entusiasmo si è smorzato. Abbiamo infine deciso di rimandare il pranzo al ristorante ad una giornata soleggiata. 

Ha continuato a piovere per tre ore circa, durante le quali ci siamo rilassati. Verso le tre del pomeriggio, il sole ha fatto capolino e siamo quindi corsi in barca, per fare qualche altra cosa, magari poco impegnativa, ma comunque utile.

Taravao, sabato 6 dicembre 2025

Mario ha tossito tutta la notte e, quando mi sono alzata, avevo la sensazione di non aver riposato perfettamente, ma c’era il sole e la magnifica vista sul mare che c’è da casa, mi ha comunque trasmesso l’energia necessaria per iniziare bene la giornata.

Mentre facevamo colazione, in giardino è passato Victor, venuto a prendere il tagliaerba. Mi sono precipitata fuori per salutarlo e ringraziarlo di averci omaggiato di manghi e avocado, il giorno precedente. A sua volta, lui mi ha parlato di una possibilità di alloggio alternativo: sua sorella, abita a poca distanza da qui, ma fronte mare e possiede due monolocali che affitta. Mi ha proposto di andare a visitarlo domani mattina, visto che oggi si sarebbe dedicato alla manutenzione del giardino, prima di partire per le vacanze.

Quindi, mentre Victor tagliava il prato, Mario dava l’ennesima mano di pittura al bompresso e io sistemavo un po’ l’appartamento. 

Verso le nove e mezzo siamo partiti, alla volta del cantiere e abbiamo lavorato separatamente fino all’ora di pranzo. Personalmente, mi sto dedicando alla coperta, alla pulizia di alcuni dettagli e agli oblò. Mario, invece, è rimasto sottocoperta, per ritrovare dei golfari acquistati la scorsa settimana e andati misteriosamente persi.

La pausa pranzo è stata piacevole e caratterizzata da un bel sole, ma, al momento del caffè, si abbattuta su di noi una pioggia torrenziale per un quarto d’ora circa. Victor, quando ha cominciato a piovere, stava ancora lavorando in giardino e ha continuato a farlo, camminando avanti e indietro, da un lato della proprietà all’altro, nonostante fosse bagnato fradicio. Quando è tornato il sole, noi siamo saltati in macchina per tornare alla barca, mentre lui, ci ha salutati dal bordo della sua piscina.

Anche oggi pomeriggio, abbiamo lavorato separatamente: io ancora all’aperto e Mario sottocoperta. Alle sei, però, assaliti dalle zanzare, abbiamo chiuso tutto e siamo rientrati.


Taravao, domenica 7 dicembre 2025

Ci siamo preparati con calma, aspettando che Andréa venisse ad incassare l’importo dell’ultimo affitto e darci le consegne per il giorno della nostra partenza. È arrivata verso le dieci e abbiamo parlato anche della nostra visita presso la sorella di Victor che ha un piccolo alloggio da proporci, per quando dovremo lasciare la casa di Andréa e Victor. Ci è stato anticipato che si tratta di un alloggio piuttosto spartano, ma quando lo abbiamo visto, siamo rimasti perplessi. Si tratterebbe di una stanza nella quale il letto è posato per terra, privo di aria condizionata, ciò che a queste latitudini è molto rischioso per la presenza di insetti di ogni specie, e sprovvisto di acqua calda. Anche la cucina non è prevista, ci verrebbe infatti fornita la possibilità di cenare sotto il patio dei proprietari, riscaldando dei pasti pronti in un microonde, stile di alimentazione che non ci appartiene.

Benché fosse chiaro a tutti che non opteremo per questa soluzione abitativa, Joss, diminutivo di Joceline, e suo marito Daniel sono stati degli ospiti estremamente calorosi. Joss mi ha proposto di bere qualcosa, prima di ripartire e io ho accettato, nonostante sapessi che Mario avrebbe storto il naso. Mentre io sono felicissima di ritrovarmi a casa di persone che non conosco, proprio per soddisfare la mia curiosità in termini culturali, lui non risente in alcun modo questa necessità. Nella mezz’oretta che abbiamo trascorso in loro compagnia, ho appreso tantissime cose che ignoravo e anche ascoltare il racconto della loro storia personale è stato molto interessante.

Joceline, questo me lo aveva anticipato Victor, ha trascorso trentanove anni della sua vita in Francia, dalle parti di Besançon, dove si è sposata con Daniel, meccanico di professione. Insieme, hanno gestito un’officina fino ai primi anni duemila. Hanno avuto due figli: un maschio, divenuto gendarme, e una femmina, che abita a Annecy e lavora a Ginevra. Loro due, raggiunta l’età della pensione, hanno deciso di vendere tutto ciò che avevano costruito in Francia e di trasferirsi qui a Tahiti. Ne ho parlato un po’ con Daniel e ho capito esattamente cosa mi ha voluto dire: ha parlato del fatto che, avendo una moglie tahitiana e quindi una rete familiare su cui fare affidamento, il passo è stato indolore, non come quando due persone straniere cercano di stabilirsi in un Paese che non è il loro. Purtroppo, la chiusura culturale e la diffidenza che si manifesta nei confronti degli stranieri in quasi la totalità delle società, non risparmia nemmeno i polinesiani e, devo dire, che oggi pomeriggio ne ho avuta la dimostrazione. Mi è dispiaciuto infinitamente quando, ripartendo per il cantiere, dopo la pausa pranzo, ho chiamato Andréa al telefono per salutarla, aspettandomi che scendesse le scale per un saluto e un augurio di buon proseguimento, ho ricevuto un saluto telefonico che non aveva nulla di mondialmente convenzionale. Sono cinque settimane che siamo a casa sua e, incassato l’affitto, siamo stati liquidati come mai mi sarei aspettata. Naturalmente, Mario ha trovato la cosa assolutamente normale, ma perché lui è il primo a non voler stringere alcun tipo di relazione con gli estranei.

Tornando a Joss e a Daniel, durante la nostra chiacchierata ci hanno mostrato una quantità infinita di piante e di fiori che crescono spontaneamente nel loro giardino e che loro utilizzano sia nella cucina che per preparare degli infusi officinali. Daniel ha tenuto a precisare che, naturalmente, i giovani non conoscono affatto le proprietà benefiche di queste piante, preferendo recarsi in farmacia. Abbiamo parlato anche delle lingue parlate qui a Tahiti e Joss, che è di origine cinese, mi ha confidato di non parlare il tahitiano perché coi suoi genitori ha sempre parlato il cantonese e con suo marito, naturalmente, il francese. Devo ammettere che io mi stabilirei da loro solo per poter trascorrere del tempo in loro compagnia, ma su questa cosa Mario è stato categorico, quindi, domani, dovrò scrivere un messaggio garbato a Joss per declinare l’offerta.