Puunui, lunedì 15 dicembre 2025
Stamattina alle otto, la tempesta di vento e di pioggia era addirittura più violenta di quella di ieri. Abbiamo fatto colazione con estrema calma e abbiamo optato per occuparci di alcune cose che abbiamo portato qui dalla barca.
Un’altra giornata lontani dal cantiere, in pieno relax. Dopo pranzo, ho intravisto Marisa nel giardino, sono quindi uscita per salutarla e chiacchierare un po’ con lei.
Mi ha raccontato molte cose interessanti e mi ha detto che nella mattinata, giù a valle, verso il mare, vi erano stati numerosi allagamenti. Abbiamo quindi deciso di non muoverci affatto, vedremo se domani il tempo migliorerà.
Taravao, martedì 16 dicembre 2025
Oggi è una bellissima giornata di sole, fortunatamente. Ci siamo preparati e abbiamo preso la strada per il cantiere. Dietro la curva di Mitirapa, all'altezza del club di piroga, abbiamo scorto la macchina di Daniel, ne abbiamo quindi dedotto che abbia iniziato i lavori di riparazione dell’imbarcazione che utilizzerà sabato durante la sua competizione.
La prima cosa che ho fatto, salendo in barca, è stato controllare le condizioni della sentina centrale. Era, ancora una volta, piena d'acqua. A quel punto, ho suggerito a Mario di impegnarsi maggiormente per risolvere il problema, se vuole evitare di trovare un acquario, al suo ritorno.
L'ho visto seriamente preoccupato e la cosa, a dire il vero, mi ha rassicurato, benché mi dica che, ancora una volta, questa reazione poteva averla due mesi fa, quando abbiamo svuotato la barca di tutta l'acqua che c'era al suo interno, per la prima volta. Non ricordo quante volte ho eseguito quest'operazione, inutilmente, posso dire a questo punto. Dal momento che ho analizzato tutta la coperta in lungo e in largo, ho avanzato l’ipotesi dell’albero, forse l’acqua entra da lì. Mario ha confermato che poteva trattarsi effettivamente della base dell’albero. Ha cominciato a smontare una parte del soffitto del bagno e ha subito individuato un’area molto umida, oltre all’acqua sotto il pagliolo sottostante. Le termiti, naturalmente, hanno lasciato traccia del loro passaggio anche in questo punto. Siamo quindi saliti in coperta e, dal momento che Mario conosce la struttura della base dell’albero, non visibile dall’esterno, ha potuto constatare che, dei quattro fori predisposti per far defluire l’acqua che scende lungo l’albero, al suo interno, erano tutti ostruiti da detriti. Ha usato il trapano per essere sicuro di riaprirli e riportarli alla loro completa funzionalità. A quel punto, abbiamo potuto procedere all’ennesimo svuotamento delle sentine centrali, speriamo per l’ultima volta.
C'è un'altra ottima notizia: il serbatoio del gasolio non presenta alcun trasudamento di carburante, quindi la chiglia risulta almeno temporaneamente riparata. Non so se Mario voglia resinare sopra la colla epossidica, credo che consulterà il suo amico Marco, per sapere se sia più saggio farlo oppure no.
Nel pomeriggio, ha piovuto una mezz'oretta, giusto il tempo di interrompere i nostri lavori all'aperto ed innalzare vertiginosamente il tasso di umidità, che è diventato insopportabile.
Andando a casa, pensavamo solo al piacere di farci una bella doccia rigenerante e di berci qualcosa di fresco.
Taravao, giovedì 18 dicembre 2025
Stamattina abbiamo fatto due commissioni per del materiale da lavoro che ci serviva e arrivando al cantiere, approfittando della bella giornata ventilata, siamo andati a prua per innalzare in coperta il pulpito che, speravamo si posizionasse perfettamente sopra al bompresso. Purtroppo, non è stato così, dopo vari tentativi di adattamento più o meno delicati - nemmeno innumerevoli martellate hanno infatti sortito il risultato sperato - abbiamo optato per la pausa pranzo. Il sole ci stava cuocendo e la fatica stordendo. Dopo pranzo, abbiamo smontato tutto, estratto nuovamente il bompresso dalla sua sede e preso le misure per modificarne ancora la coda. Ci mancavano due centimetri scarsi, ma l'unico modo per far tornare le misure era tagliare con la sega tutto il materiale eccedente.
Visto che c'era solo un posto per lavorare, à prua, Mario si è dedicato al bompresso e io ho concluso gli ultimi due obló.
Siamo rimasti in cantiere fino alle sei, ma concluderemo la modifica domani e ricominceremo con il ciclo di epossidica, per indurire il legno e proteggerlo.
Taravao, venerdì 19 dicembre 2025
Sveglia alle sette: era un po’ di tempo che non arrivavamo in cantiere alle otto, ma dal momento che stiamo lavorando in coperta, al sole, è meglio sfruttare il fresco mattutino.
Mario ha ripreso a modellare la coda del bompresso con la lima da legno e la palmare; io mi sono detta che avrei potuto iniziare a ripulire dal vecchio silicone lo scorrevole all’ingresso della barca. Si tratta di un’ampia cornice in legno, con un rettangolo in plexiglas. Sostituirò il silicone ormai vecchio e rivernicerò la cornice di legno.
Verso mezzogiorno, Mario è venuto a dirmi che aveva bisogno di una pausa perché distrutto dal sole, allora abbiamo preso l’auto e siamo rientrati. Nel passare di fronte agli uffici di Yvan, siamo stati fermati da quest’ultimo che ci ha augurato un buon Natale, visto che da domani, il cantiere chiuderà per quindici giorni.
In giardino, ho incontrato Marisà, con cui mi sono intrattenuta una decina di minuti. Le ho chiesto cos’avrebbe fatto a Natale e lei mi ha raccontato che non ha ancora deciso, perché in attesa di sapere se suo figlio le farà compagnia oppure no.
Nel pomeriggio, tornati al cantiere siamo rimasti stupiti dalla diffusione e di musica ad altissimo volume: era il cantiere che aveva organizzato una festa natalizia per tutti gli operai. C’era chi mangiava, chi beveva, chi chiacchierava, chi giocava alla pétanque.
Noi, abbiamo ripreso il lavoro, ma dopo soltanto una mezz’ora ha cominciato a diluviare e ci siamo quindi rintanati sottocoperta per occuparci di un altro lavoretto che si trova sulla lista delle priorità: rimuovere il compensato che costituisce il soffitto della cuccetta di poppa perché gonfiato dall’umidità. Temevamo la presenza di altre termiti, ma per una volta siamo stati risparmiati. In compenso la parte metallica sulla quale poggia la scala dell’ingresso, è arrugginita, dovremo quindi spazzolarla, lucidarla e verniciarla con la pittura allo zinco.
Tornati a casa, abbiamo ricevuto una telefonata di Lionel e Soraya che ci hanno sollecitato per andare a fare la nostra escursione snorkeling in laguna. Al tempo stesso, Mario insegnerà loro a cercare i buoni ormeggi, a gettare l’ancora e a levarla, in modo tale da metterli in condizione di spostare la loro barca autonomamente, senza troppi timori.
Baie Phaeton, sabato 20 dicembre 2025
Per rispettare il programma fatto con Lionel e Soraya, ho puntato la sveglia alle sette. Dopo colazione, abbiamo preparato i nostri zaini, con il necessario per cambiarci, lavarci e dormire a bordo. Poi abbiamo recuperato delle bibite, dell'acqua e qualche cibaria da condividere con i ragazzi a bordo.
Alle nove in punto eravamo al supermercato e, dopo pochi minuti, abbiamo ritrovato i nostri amici ed iniziato il nostro giro alla ricerca degli ingredienti da cucinare.
In pochissimo tempo, ci siamo accordati e completato la spesa, che abbiamo portato con la nostra macchina a noleggio fino al loro gommone. I ragazzi sono andati a bordo per sistemare la cambusa, mentre io e Mario abbiamo fatto un rapido passaggio in barca e parcheggiato l'auto in un luogo sicuro.
Lionel non ha tardato a venire a prenderci sul molo del diving center e così, sotto il sole di questa bellissima giornata, è iniziata la nostra gita.
Era la seconda volta che Lionel e Soraya spostavano la barca, da soli non hanno ancora avuto il coraggio di farlo, a causa della loro inesperienza.
Mario ha cominciato a spiegare loro una serie di cose da verificare, oltre a porre domande per capire quali fossero le dotazioni della barca e se vi fosse il necessario.
Abbiamo quindi iniziato dall'accensione del motore, che si è messo in moto immediatamente e che gira senza alcun problema. Poi è stata la volta dell'ancora, che Lionel desiderava ripulire sommariamente prima di levarla, riponendola nella cala vele. Così, mentre Mario stava al timone, Soraya recuperava a tratti la catena e Lionel la ripuliva dalle varie conchiglie e formazioni calcaree che si erano formate tra un anello e l'altro. Quest'operazione non ha richiesto troppo tempo perché le incrostazioni erano presenti soltanto sui primi dieci metri. Una volta che la catena è apparsa completamente pulita, eccezion fatta per il fango nel quale era parzialmente sommersa, abbiamo detto a Soraya di recuperarla quasi tutta, lasciando l'ancora appena sotto la superficie dell'acqua in modo che nei primi dieci minuti di navigazione, si ripulisse completamente.
Mentre Mario manovrava per uscire dalla Baia Phaeton passando tra una barca e l'altra, sono stati in molti a salutarci perché Lionel e Soraya, per guadagnarsi da vivere, hanno cominciato a ripulire le parti sommerse degli scafi delle barche nella baia con le loro bombole da sub e, di conseguenza, conoscono quasi tutti.
Lasciarsi la Baia alle spalle è stata una bellissima sensazione: finalmente in barca, il vento e il sole sulla pelle, l'acqua liscia, non ancora increspata, solcata dalla prua e la salsedine sulle labbra.
Purtroppo, Lionel non ha avuto né il tempo, né la capacità di riparare il timone, ma ci ha raccontato di essersi accordato con un conoscente esperto di barche che si è offerto di effettuare la riparazione insieme a lui dopo le feste. Per questo motivo, ci limiteremo a spostarci all'interno della laguna, dove l'onda è assente e il timone non potrà quindi essere sollecitato da forze troppo elevate.
Dopo poco, Mario ha passato il timone a Lionel che, insieme a Soraya, stava osservando la carta nautica su di un tablet.
La laguna di Tahiti, come quella di tutte le isole di questa zona, presenta un fondale costellato di secche e coralli che affiorano alla superficie dell'acqua, per questo ci sono spesso delle boe verdi e rosse che indicano quale percorso si debba seguire. Il GPS associato alla carta nautica offre inoltre tutta una serie di informazioni accessorie, come ad esempio la profondità presente nei vari punti, dato fondamentale per scegliere il luogo più adatto nel quale dare ancora.
I ragazzi sapevano già dove dirigersi perché si erano informati e in questi mesi hanno perlustrato l'area con il loro gommone, effettuando delle belle immersioni.
Abbiamo quindi iniziato le operazioni di ancoraggio a circa cinque miglia dalla Baia, poco distanti da un'altra barca, che ci aveva preceduti. Mario ha spiegato quali sono le regole per effettuare un ancoraggio sicuro e i ragazzi hanno quindi effettuato con una certa disinvoltura la manovra. Eravamo su un fondale di soli tre metri, con acqua turchese e transparente, dalla barca si potevano distinguere chiaramente i coralli e alcune specie di pesci.
In meno di dieci minuti, io e i ragazzi eravamo in acqua, senza nessun tipo di attrezzatura, ma giusto per rinfrescarci e godere di quei magnifici colori.
Essendo già passata abbondantemente l'ora di pranzo e sollecitati da Mario, rimasto a bordo come gli autentici capitani, siamo usciti dall'acqua e piano piano abbiamo preparato il pranzo: un'ottima insalata di pasta con tonno fresco, cipolla, cetrioli e maïs. Abbiamo mangiato in pozzetto, accarezzati dalla brezza del reef, con una splendida vista sulla costa. È stato davvero rigenerante ritrovare tutte le sensazioni per le quali sono partita dall'Italia qualche mese fa.
Dopo un pranzo che si è prolungato forse un po' troppo, abbiamo deciso di tornare in acqua, ma questa volta con pinne, maschera e boccaglio. Purtroppo il sole a Tahiti tramonta intorno alle sei e mezza del pomeriggio e, visto che ci saremmo dovuti spostare per dare ancora in un luogo più riparato, il nostro snorkeling è durato soltanto un'oretta. È stato comunque sufficiente per ammirare il fondale e le diverse specie marine che lo abitano. Pesci di tutte le forme, colori e dimensioni, coralli colorati, anemoni e stelle marine hanno animato la nostra passeggiata acquatica.
Lagoon di Tahiti Iti côte-ouest, domenica 21 dicembre 2025
Io e Mario abbiamo occupato la cabina di poppa e verso le cinque e mezzo del mattino, quando il sole si era già levato, sono stata svegliata da un prurito al naso. In un primo momento, ancora in uno stato di semi-incoscienza dovuto al sonno, non ci ho fatto caso, ma poi, non appena ho realizzato dove mi trovavo, ho capito che non poteva trattarsi che di Tiki, il gattino di Lionel e Soraya. È ancora molto giovane e quindi non fa altro che giocare.
Era comunque troppo presto per alzarsi, di conseguenza, mi sono girata e ho ripreso a dormire.
Ci siamo alzati tutti con calma verso le otto e, d'accordo all'unanimità, abbiamo recuperato l'ancora per tornare dov'eravamo ieri, per fare colazione circondati dall'acqua turchese e il meraviglioso rumore dell'onda océanique che frange sul reef.
Alle nove, eravamo già a tavola, assaporando frutta esotica, tè, caffè, pane, burro e marmellata.
Ho cominciato a fare domande ai nostri amici riguardo al trou bleu e all'immersione che sapevo volevano fare. Lionel, visto tutto il mio interesse e qualche domanda tecnica, mi ha chiesto se avessi già fatto immersioni e volessi accompagnarli. Allora gli ho spiegato che possiedo un brevetto di primo livello, per immersioni fino a 18 metri, ma che non sarebbe stato saggio da parte mia, visto che sono passati parecchi anni dalla mia ultima immersione, chiedere loro di assumersi quella responsabilità. Gli ho confessato che morivo dalla voglia di immergermi con loro, ma che mi avevano già fatto un regalo immenso portandomi in barca con loro per due giorni e che magari, avremo un'altra occasione per fare subacquea insieme. Li ho spronati a divertirsi e, mentre loro preparavano tutta l'attrezzatura, io ho recuperato maschera, pinne e boccaglio per tornare a fare snorkeling sul reef.
Sono stati nelle profondità marine del trou bleu per novanta minuti e Soraya, che aveva preso la sua macchina fotografica subacquea, ha scattato delle bellissime foto per mostrarci le specie animali che erano riusciti a vedere.
Dopo pranzo siamo tornati in acqua e anche Mario si è tuffato, per dare un'occhiata alla deriva della barca. Abbiamo visto due razze, un cowfish e un poisson trompette.
Verso le cinque, abbiamo levato l'ancora per rientrare alla baia Phaeton perché Mario preferiva rientrare a casa. Quanto a me, ho dovuto spiegare ai nostri amici che abbiamo ancora tanti lavori da fare e che ormai mancano solo quindici giorni alla nostra partenza e non possiamo rilassarci troppo.
Però, abbiamo offerto loro il nostro aiuto per ormeggiare la loro barca al pontile, estrarre tutta la catena e segnarla con la pittura colorata ai vari livelli di lunghezza, per sapere con facilità quanti metri di catena si sono dati quando ci si vuole ancorare.
Faremo questo lavoro domani pomeriggio.
Siamo tornati a casa verso le sette e mezzo e dopo una bella doccia calda, ci siamo bevuti un buon drink, ripensando al nostro bellissimo week-end.